giovedì 21 ottobre 2010

Ma le banche finanziano ancora?

Vorrei affrontare realisticamente la situazione attuale. Mi chiedo se abbia ancora un senso la figura del consulente che, forte solo della propria esperienza, coopera per la conclusione di contratti di mutuo o altre forme di finanziamento, mettendo chi lo chiede e chi lo concede nelle condizioni di stipulare il relativo contratto.

Ma siamo sicuri che esista ancora chi intende operare come banchiere nel senso classico della parola? Intendendo cioè per banchiere colui che trae lecito lucro prestando denaro?

Bene, alla prova dei fatti sembrerebbe che oggi siano altre le attività di una banca: assicurazioni, esecuzione di operazioni di cassa per conto della clientela, ma soprattutto raccolta di denaro a costo quasi zero per finanziare il proprio apparato o struttura, servizi "evoluti" di tutti i generi... tutto tranne che prestare denaro.

Vi ricordate il vecchio "credito famiglia" concesso dalla propria banca al cliente? Ma se oggi qualcuno si rivolge alla propria banca per un piccolo prestito, questo non gli viene più concesso direttamente dalla banca, ma essa opera formalmente come mediatore creditizio, facendo sottoscrivere la richiesta del prestito non su moduli propri, bensì su moduli di società finanziarie terze specializzate nel credito al consumo. Il cliente medio spesso non se ne accorge nemmeno e pensa di essere stato finanziato dalla propria banca.

Pertanto:

1) il cliente ottiene un prestito non a tasso bancario, bensì ad un tasso più alto;
2) tale tasso più alto è ancor più scandaloso se consideriamo che spesso la finanziaria erogante è di proprietà di banche se non addirittura della stessa banca "mediatrice"
3) Il ruolo del mediatore creditizio viene svolto dalla banca stessa, occupando a gamba tesa ogni residua fetta di mercato ai mediatori creditizi veri, cagionandone l'eliminazione dal "giro"
4) la banca ottiene la possibilità di meglio remunerare i propri impiegati, concedendo oltre allo stipendio qualche piccolo incentivo economico in base il credito al consumo erogato; ottiene infine e non da ultimo di lucrare denaro senza rischio apparente, in quanto non responsabile di eventuali default da parte dei finanziati.

Non va meno bene nel settore dei mutui ipotecari.

E qui diventa una giungla di pali che il malcapitato richiedente si trova a dover schivare per arrivare, dopo non meno di un paio di mesi, al verdetto finale, inappellabile, che 8 volte su 10 è di rifiuto della domanda stessa: ma non si farebbe prima a dichiarare che in questo momento non si finanzia più nessuno? E invece se sei moldavo non sposato ti devi sposare, se vorresti comprare la casa di tuo fratello il mutuo te lo scordi, se sei del '56 sei troppo vecchio, se sei autonomo e ti sei dimenticato di pagare una rata da 40 € relativa all'addizionale comunale IRPEF sei condannato, se sei lavoratrice dipendente e vivi da sola con il tuo stipendio nessuno ti finanzia, anche se paghi regolarmente un affitto con rata maggiore di quella che ipoteticamente dovresti pagare con un mutuo, ecc. ecc.

A parte la mia provocazione, perché comunque le banche continuano ad erogare, sebbene a singhiozzo, in deroga alle proprie giungle di policy, se chi ne ha l'autorità se ne assume la responsabilità, vorrei raccontare due casi paradigmatici:

  1. Una banca importante mette in listino anche il cosiddetto mutuo per liquidità. Due miei clienti, entrambi lavoratori dipendenti da più lustri, lui capo cuoco di un importante hotel e lei impiegata presso una nota casa di cura convenzionata, sono proprietari non solo della casa singola di residenza, ma hanno anche una bella casa in montagna, ovviamente senza ipoteche né debiti, anzi con un po' di risparmio gestito. Hanno un'occasione: quella di acquisire alcuni negozi specializzati, già avviati, a condizioni interessanti e sicure da brutte sorprese. Decidono di prendere al volo l'occasione, nella prospettiva di fare non soltanto un buon investimento, ma anche di dare un futuro di imprenditrice alla giovane figlia universitaria. Costituiscono due nuove società e si apprestano a rilevare le attività. Contestualmente si rivolgono al mio studio per ottenere una liquidità di circa 200.000,00 € e io, considerando che le caratteristiche della pratica soddisfavano pienamente le policy di prodotto, li assisto nel presentare una richiesta di mutuo per liquidità motivandola puntualmente. Dopo qualche settimana e dopo aver presentato con la massima trasparenza la situazione reddituale dei clienti, addirittura inviando copia degli estratti conto degli ultimi sei mesi, mi chiedono di aggiornare la lista dei loro movimenti bancari, in originale e con timbro e firma del cassiere, cosa che immediatamente i clienti mi forniscono, mi vedo rispondere telefonicamente che la richiesta era stata rifiutata perché "nella lista aggiornata dei movimenti era presente un bonifico di ben 20.000,00 € a favore di una società con causale acquisto negozio" e questo aveva "turbato l'analista". A nulla sono valse le mie precisazioni che la società era quella appositamente costituita dai clienti e che l'operazione de qua era necessariamente prodromica allo sviluppo del progetto imprenditoriale previsto dai clienti e motivo del mutuo richiesto. Insomma anziché levarsi tanto di cappello di fronte ad un investimento potenzialmente produttivo, la banca ha lasciato i clienti nella necessità di rinunciare al loro progetto oppure di vendere (ma data l'attuale situazione del mercato immobiliare, potremmo dire piuttosto "svendere") una delle proprietà, magari la casa in montagna... tanto che cosa se ne fanno? Lascio a chi mi legge ogni considerazione in merito al perché il nostro Paese resta a sviluppo economico zero da anni.
  2. Di segno opposto, ma altrettanto inquietante, questo secondo caso. Un ex dirigente appena pensionato ma sempre presente come consigliere nell'azienda che ha amministrato da 25 anni, dunque ad alto reddito, già proprietario di un discreto patrimonio immobiliare libero da ipoteche, decide di relizzare il vecchio sogno di possedere anche una villa in montagna: gli si presenta l'occasione giusta e acquista per 550.000,00 € assistito dalla propria banca che, inspiegabilmente non gli accorda un mutuo, bensì un conto corrente ipotecario di pari importo con durata 36 mesi. Durante i 36 mesi il cliente procede ad una profonda ristrutturazione della villa, spendendo di tasca propria quasi altrettanto. Per tale motivo, 6 mesi prima dello scadere del fido chiede alla banca di concedergli un mutuo ordinario di 650.000,00 EUR, in modo da azzerare il saldo del conto corrente ipotecario in scadenza e consentire di rientrare gradualmente e in parte anche delle somme profuse per la ristrutturazione. Poichè la banca si rifiuta di intervenire per l'importo richiesto, nonostante l'alto reddito del cliente e nonostante che a garanzia del conto corrente abbia l'ipoteca anche sugli altri immobili di proprietà, il cliente si rivolge al mio studio per ottenere l'operazione voluta. Peccato che, per la presenza del conto corrente ipotecario, un'ulteriore operazione, seppure di fatto motivata con l'acquisto e sistemazione di una seconda casa, nella realtà diventa mutuo per consolido debiti. Fattispecie impossibile da ipotizzare in quanto l'età del richiedente, dovendo soddisfare la policy dei mutui per consolido che prevedono per il mutuatario l'età massima a fine mutuo di 75 anni, avrebbe impedito un ammortamento in accordo con la capacità di retituzione delle rate da parte del cliente. Poiché l'ostacolo è proprio quello dell'età del mutuatario, vado a proporre ad una serie di banche l'intestazione del mutuo ai figli del cliente, ancorché inidonei per non possedere ancora il reddito del padre, pur strategici ai fini dell'allungabilità dei termini di ammortamento. Nessuna banca ha voluto intervenire in tal senso. Nonostante la qualità del cliente e la sostanzialen assenza di rischio. Nel contempo il conto corrente ipotecario scade e la banca concedente segnala doverosamente in Centrale Rischi la scopertura non autorizzata a carico del cliente, impedendogli di fatto ogni eventuale diversa trattativa. Insomma avrebbe dovuto vendere (svendere) o subire un'esecuzione. Della serie: prima ti do i soldi e poi faccio in modo di strozzarti. Per fortuna la banca de qua, trovandosi in difetto e probabilmente anche responsabile, ha alla fine accettato di concedere un mutuo di durata trentennale, nonostante l'età avanzata del cliente, con l'escamotage di intestare il mutuo ai figli oltre che al padre quale terzo datore d'ipoteca, sebbene i figli siano sostanzialmente inidonei per reddito (della serie: se ci garba le regole le mettiamo da parte; se non ci garba, siamo rigidi come l'acciaio).
Insomma, tanto per cambiare, non c'è più trippa per noi poveri mediatori creditizi, specie in via di estinzione, con buona pace di tutto il sistema bancario che ci ha sempre ignorato o disprezzato.

 Evviva l'Italia.